Architettura Segnatempo
chiosco fioreria
Il chiosco è posto sopra un basamento che sfrutta la naturale pendenza del luogo. Questo lo stacca e lo sopraeleva dal terreno rivelando la sua natura astratta e concettuale. Solo la gradinata, che porta all’ingresso, si pone a guisa di mediatrice con il volume e rimanda alla memoria dei propilei.
Tutte le dimensioni che costituiscono il progetto sono intimamente legate dal rapporto proporzionale della “sezione aurea” che condiziona e ne proporziona il tutto.
Il chiosco è caratterizzato da due elementi uniti e contrapposti:
il primo è un parallelepipedo di 8 metri di facciata parallelo alla strada di Longara, 5 metri di profondità e 3 metri di altezza;
il secondo è una struttura metallica posta a cappello del primo formata da lamelle orizzontali con funzione di frangisole.
Il frangisole visto da lontano risulta essere un elemento pieno, che proietta un’ombra a fasce orizzontali alternate a spiragli di luce sulla facciata a sud. Quest’ombra, in continuo movimento, si traduce in ornamento per la parete; in fondo anche la decorazione serve all’animo ma resta effimera e sfuma incorporea. Va da sè che quest’ombra segni lo scorrere del tempo quale metafora del vivere. Perchè questo sia più evidente viene posto sulla facciata un marcatore che la taglia a metà e intercetta l’ombra delle lamelle nel mezzogiorno del 21 marzo e del 22 settembre a palesare gli equinozi di primavera e d’autunno.
Alla forma perfettibile ma non perfetta del parallelepipedo di base si specchia l’elemento aereo e leggero del frangisole come nelle eterne dualità contrapposte: terreno e divino, vita e morte… Questo elemento vuole essere un chiaro omaggio alla tomba di Neri Pozza eretta da Mario Botta e di conseguenza al ricordo del cielo del tempietto di tomba Brion di Carlo Scarpa e prima ancora al cimitero nel bosco a Stoccolma di Gunnar Asplund, riferimenti ai quali non ci si può sottrarre.